Passiflora rampicante, origini, varietà, coltivazione, dalle pratiche colturali alle tecniche di riproduzione, alle malattie.
La passiflora, originaria delle regioni tropicali e sub-tropicali dell’America Centrale e Meridionale, per la speciale fioritura e l’utilizzo dei frutti, è tra i rampicanti più interessanti ai fini ornamentali. Pianta molto rustica, appartiene alla famiglia delle Passifloracee, che conta circa 650 specie, di cui oltre 450 fanno capo al genere passiflora. Salve poche varietà cespugliose e erbacee, per la quasi totalità delle specie, la passiflora è una pianta perenne a portamento rampicante. Un rampicante sempreverde, con lunghi tralci, semilegnosi e legnosi, muniti di viticci, grazie ai quali si arrampica ai sostegni naturali, come altre piante, o artificiali, come graticci, pergolati, muri e spalliere procurati dall’uomo. Alcune varietà meno rustiche tendono a perdere parzialmente le foglie in presenza di condizioni climatiche estreme. Le rampicanti possono raggiungere i 6-8 m di altezza e presentano un fusto a sezione quadrata, rotonda o circolare a volte vuoto all’interno. I fiori sono ermafroditi ed i frutti sono costituiti da bacche ovoidali o allungate di colore verde-arancio, mentre le radici sono in genere fascicolate. Le cespugliose e le erbacee, di dimensioni più contenute e prive dei viticci, sono sottospecie. La varietà coltivata quasi in via esclusiva nel nostro paese è la “caerulea”, caratterizzata da grossi fiori, fino a 10cm di diametro circa, specie che sopporta il freddo delle stagioni invernali. Ad essa nel corso degli anni si sono aggiunti alcuni ibridi, educati a convivere con il nostro clima temperato. Per la gran parte delle specie la fioritura si concentra durante la stagione estiva, da giugno a settembre, anche se non mancano varietà che fioriscono nel resto delle stagioni. Fiori diversi per forma, grandezza, colore e profumo, ma nessuno di essi che passa inosservato per bellezza, unicità, forma inconsueta e stravagante, insomma tutti hanno qualcosa di magico e trasmettono emozioni. Fiori che spaziano tra svariate tonalità di colore dal bianco al blu e rosa, dal lilla e celeste al rosso. Deve il nome alla passione di Gesù Cristo, in quanto alcune sue parti somigliano ai simboli religiosi della passione, come i viticci che simboleggerebbero la frusta con la quale venne flagellato Gesù, gli stami il martello, ecc. Alla passiflora vengono riconosciute proprietà medicamentose, quali sedative e calmanti. Tra le varietà coltivate per la raccolta dei frutti, ricordiamo la Passiflora mollissima, la Passiflora coccinea, la Passiflora vitifolia, la Passoflora nitida, la Passiflora incarnata.
In linea con le condizioni climatiche delle regioni di origine, la passiflora predilige un clima temperato fresco, anche con temperature che durante l’inverno scendono di 5-10°C sotto zero, e una posizione luminosa e soleggiata. Ciò non toglie che per le specie meno rustiche, in presenza degli inverni rigidi del Centro Nord, caratterizzati da gelate notturne, diventa opportuno proteggerle spostandole in luoghi riparati o coprendole con teli di plastica o agritessuto, a secondo se coltivate in vaso o in piena terra.
Sia in vaso che in piena terra, la passiflora necessita di un terreno ben drenato e leggero, anche se non eccessivamente ricco di elementi nutritivi, in grado di scongiurare i ristagni idrici e assicurare alle radici la possibilità di espandersi liberamente, senza incontrare ostacoli. Un terreno che, oltre alla torba e alle sostanze organiche, prevede la giusta quantità di sabbia e ghiaia, o altri materiali inerti.
Il periodo migliore per la messa a dimora in vaso coincide con le stagioni intermedie, autunno e primavera, in modo da evitare condizioni climatiche estreme sia di caldo che di freddo, mentre in piena terra il periodo migliore è la primavera inoltrata, quando risultano scongiurate le tardive gelate notturne. In questo modo, la pianta ha tutto il tempo per attecchire e fortificarsi per affrontare i freddi della stagione invernale. La messa a dimora in piena terra può essere preceduta dalla preventiva lavorazione del terreno, con la quale si provvede anche a fertilizzarlo con apporto di letame maturo da interrare a 30-40cm, in ragione di 2-3 Kg per mq. In mancanza si provvede al momento dell’impianto interrando stallatico maturo nella buca destinata ad ospitare la pianta.
Come procede:
Come per la totalità delle piante, la frequenza e l’intensità delle annaffiature dipendono dalla stagione, dalla zona climatica e dall’esposizione, cui bisogna aggiungere che la passiflora, come tutti i rampicanti, è caratterizzata dalla presenza di fusti molto lunghi e da una crescita veloce, circostanze che ne fanno aumentare il bisogno d’acqua. Bisogna, ovviamente, distinguere tra la passiflora coltivata in vaso all’interno dell’appartamento e quella coltivata in piena terra o in vaso su balconi e terrazzi. Per queste ultime il nostro intervento mira ad integrare l’azione delle piogge. Stabilito che bisogna intervenire quando il terreno è asciutto, vediamo con quali modalità:
A scopo esemplificativo, per una passiflora in piene terra in giardino, durante la stagione estiva potrebbe essere necessario innaffiare 1-2 volte alla settimana, durante le stagioni intermedie, autunno e primavera, 2-3 volte al mese, mentre gli interventi vanno sospesi durante l’inverno, salvo prolungati periodi di siccità.
Come abbiamo visto, la passiflora esige un terreno ben drenato anche se non particolarmente fertile. Ciò non toglie che bisogna tener conto che la passiflora e una pianta a crescita veloce e con lunghi tralci da nutrire, mentre i nutrienti presenti nel terreno non sono illimitati e tendono ad esaurirsi. Pertanto, alla fine dell’inverno, quando la pianta si sta preparando per la nuova stagione vegetativa, è opportuno interrare ai piedi della stessa letame maturo, in ragione di 1-2Kg per pianta. L’operazione, con stallatico maturo o concime granulare bilanciato a lenta cessione, può essere ripetuta verso la fine della stagione autunnale. Durante la stagione vegetativa, per migliorare la fioritura, ogni 30-45 giorni, si può diluire nell’acqua destinata all’irrigazione concime liquido per piante da fiore a base di fosforo e potassio.
Periodici interventi di cimatura possono servire a contenere l’eccessiva crescita e a favorire l’emissione di getti laterali.
Dopo i primi 2-3 anni, durante i quali gli interventi di potatura perseguono lo scopo di formare e guidare la pianta secondo la forma pensata, ogni anno alla fine dell’inverno, quando per la pianta sta per iniziare la nuova stagione vegetativa si procede con una potatura che potremmo definire di pulizia e mantenimento, con la quale si provvede ad eliminare gli eventuali rami secchi, spezzati o comunque interessati da patologie, che possono diventare potenziali cause di malattie da fungo. Con l’occasione, per le piante più esuberanti si provvede a ridimensionare i tralci più lunghi che escono dallo spazio loro assegnato, anche al fine di produrre nuovi getti, in considerazione del fatto che fioriscono sui rami dell’anno.
Gli esemplari coltivati in vaso vanno rinvasati ogni 2-3 anni, quando la massa radicale ha ridimensionato lo spazio destinato al substrato, mentre ogni anno in primavera bisogna sostituire il 30-40% del terriccio, senza procurare stress alla pianta. Il periodo migliore per il rinvaso coincide con la fine dell’inverno, quando per la pianta si sta preparando per la nuova stagione vegetativa (fine febbraio-marzo).
Per seme e per talea, cui si aggiunge in misura minore la propaggine. La riproduzione per talea e propaggine assicura nuove piante con le stesse caratteristiche della pianta madre, mentre la semina origina ibridi. Il periodo per la semina va da fine autunno – inizio inverno, mentre le talee di 10-12 cm vanno prelevate durante la stagione estiva, da tralci semilegnosi, e messi a radicare in un miscuglio di torba e sabbia. Una volta che i semi hanno germogliato e diventate piantine da poter essere maneggiate e le talee hanno radicato, vanno sistemate in singoli vasetti, per la successiva messa a dimora, in vaso o piena terra, nella primavera successiva. Per informazioni dettagliate sulle tecniche di riproduzione per seme, talea e propaggine, potete consultare rispettivamente le guide: “Semina”, “Talea”, “Propaggine”.
La passiflora è una pianta rustica, pertanto resistente alle malattie e agli attacchi da parte dei parassiti animali. Tuttavia, soprattutto in assenza o errate pratiche colturali, può diventare preda degli afidi o pidocchi delle piante, mosca bianca e cocciniglia oleosa. Ma l’avversità più comune per la passiflora è rappresentata dal “Virus del mosaico del cetriolo” che durante l’inverno e l’estate attacca la massa fogliare. Macchie giallastre sulle foglie e deformazione delle stesse segnalano la presenza del virus. All’inizio della stagione vegetativa si possono ipotizzare interventi preventivi con insetticida e fungicida a largo spettro. Per informazioni su come riconoscere, combattere e prevenire gli attacchi degli afidi, cocciniglia e mosca bianca, potete consultare rispettivamente le guide: “Afidi”, “Cocciniglia”, “Mosca bianca”.
Per la coltivazione in vaso della passiflora valgono, in quanto compatibili, i suggerimenti visti per la coltivazione in piena terra. In particolare è necessario:
Con eccezione dei periodi particolarmente caldi (luglio-agosto) e di quelli particolarmente freddi (dicembre-gennaio), in qualsiasi periodo dell’anno.
Come la maggior parte delle piante, alla fine dell’inverno-primavera, a secondo della zona climatica, quando è terminato il pericolo delle gelate impreviste, in modo che la pianta possa godere di due stagioni di buon tempo per fortificarsi e sviluppare la massa radicale.
Con concime organico (letame maturo) a fine inverno e fine autunno da interrare ai piedi della pianta, con concime granulare sciolto nell’acqua mensilmente durante il periodo vegetativo da marzo a settembre, anche se per la passiflora più che la fertilità è importante il potere drenante del terreno.
A fine inverno per rimuovere gli eventuali rami compromessi dalle gelate invernali, rami secchi o spezzati. In presenza di piante molto rigogliose potrebbe risultare necessario accorciare i tralci più lunghi, anche per stimolare nuovi getti in grado di assicurare una buona fioritura (la passiflora fiorisce sui tralci dell’anno).
Principalmente per semina e talea, in misura minore per propaggine.
Il periodo migliore è da fine novembre a inizio dicembre.
A marzo-aprile, a secondo della zona climatica, prima che per la pianta inizia il nuovo periodo vegetativo.
Verso la fine dell’estate e deve essere lunga 10cm circa, centimetro in più centimetro in meno.
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