Ficus pumila Ficus repens Fico rampicante

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Cura e coltivazione del Ficus pumila, specie rampicante, dalle origini alle esigenze colturali, agli utilizzi come pianta ornamentale.

Informazioni sul Ficus pumila, fico rampicante.

Pianta rampicante sempreverde, a portamento prostrato, originaria delle regioni tropicali dell’Asia, è caratterizzata da vistose radici aeree con le quali si aggrappa al sostegno. Presenta foglie verdi o variegate e fusti che sfiorano il metro di altezza. Coltivata in vaso, difficilmente produce fiori. Tra le varietà maggiormente apprezzate e coltivate, troviamo la minima con foglie molto piccole e la variegata con foglie marmorizzate. Il Ficus pumilia, come tutte le varietà del genere Ficus, all’interno dei propri tessuti presenta sottili canali contenenti un latice appiccicoso, che nei paese d’origine, prelevato dalle specie che ne contengono in maggiore quantità, viene utilizzato per produrre la gomma. Come pianta ornamentale il Fico rampicante viene coltivato in vasi pensili, come rampicante e pianta tappezzante.

Clima, esposizione e composizione del terreno adatto alla coltivazione del Ficus pumila.

Il Fico rampicante vive bene con un clima temperato mite, con un buon grado di umidità, in un terreno fresco, soffice, ricco di sostanze organiche, permeabile e leggermente acido. Ciò non toglie che si adatta anche a terreni poveri, purché ben drenanti. Teme i terreni molto compatti e argilloso, che restano a lungo inzuppati, generando spesso infezioni fungine, di cui il marciume radicale rappresenta la peggiore avversità di questa specie. Bisogna assicurarle un’ esposizione con molta luce e poco sole diretto. Anche se in linea con il clima delle zone di origine vive bene negli appartamenti, dalla primavera inoltrata e per tutta l’estate, vive più che bene all’esterno, sotto un grosso albero, in una veranda, sotto il gazebo, una postazione cioè molto luminosa, non interessata dal sole diretto.

Riproduzione Ficus pumila.

Essenzialmente per talea, in misura minora per margotta. Entrambe tecniche di riproduzione agamiche, che assicurano nuove piante con gli stessi caratteri generici della pianta madre.

Ficus pumila riproduzione per talea: iter operativo.

1-durante il periodo che va giugno ad agosto, da un rametto apicale prelevate una talea di 10-12cm circa, con un taglio netto un paio di centimetro al di sotto di un nodo;

2-a partire dal basso, per 2/3 della lunghezza della talea, rimuovete le foglie e trattate la parte con una polvere radicante, al fine di velocizzare la radicazione ed evitare insuccessi. Interrare la talea per 1/3 della sua lunghezza in una composta di torba e sabbia in parti eguali.

3-dopo 25-30 giorni, in assenza di inconvenienti, la talea ha radicato a sufficienza da poter essere trapiantata in vaso o piena terra.

Anche se per la riproduzione per talea il periodo migliore coincide con l’intera estate, l’operazione può essere fatta sia a primavera che in autunno, ma in questo caso bisogna realizzare una miniserra, coprendo il contenitore con un telo di plastica trasparente, per assicurare una temperatura prossima ai 16-20 °C, indispensabili per il processo di radicazione. Fino alla completa radicazione, ogni 2-3 giorni il telo va rimosso per arieggiare ed evitare problemi di condensa, nonché inumidire il terreno se necessario. Quando la talea ha radicato a sufficienza si rimuove il telo e si trapianta nella dimora definitiva.

Ficus pumila riproduzione per margotta: iter operativo.

1-nel periodo che va dalla seconda parte della primavera alla prima parte dell’estate, maggio-luglio, individuate un ramo diritto nella parte alta della pianta e a metà delle sua lunghezza rimuovete le foglie per una decina di centimetri. Incidete il tratto di ramo appena pulito con un taglio di 5-6cm per una profondità pari a 1/3 del diametro del ramo;

2-sistemate nell’incisioni un piccolo cuneo di legno in modo da tenerla distanziata. Trattate la parte incisa con polvere radicante e avvolgetela con dello sfango. Rimuovete il cuneo di legno dall’incisione, racchiudete il tutto con un film di plastica e legato il manicotto alle due estremità con un filo di rafia. Praticate nel manicotto dei fori per evitare fenomeni di condensa. Uno dei fori sarà più grande dei restanti e verrà utilizzato per inumidire il terreno quando necessario;

3-quando la parte incisa e racchiusa nel manicotto avrà radicato, la nuova pianta verrà separata dalla pianta madre, con un taglio al di sotto del manicotto, privata del film di plastica e messa nella nuova dimora.

Pratiche colturali.

Annaffiatura.

Gli interventi di irrigazione vanno tarati, per frequenza e intensità, in modo da mantenere il terriccio fresco e umido, in linea con le esigenza della pianta, evitando ristagni idrici, potenziali cause di marciume radicale.

Essi dipendono dalla stagione, dalla zona climatica, dalla grandezza del vaso e quindi dalla quantità di terriccio e dal potere drenante. Durante l’estate potrebbe essere necessario innaffiare 2-3 volte alla settimana, mentre durante le stagioni intermedie, primavera e autunno, potrebbe essere sufficiente intervenire 1 volta alla settimana. Durante l’inverno, la frequenza dipende dall’ambiente che ospita la pianta, che può essere riparato, tipo l’atrio del portone, riscaldato, non riscaldato. Appare evidente che in presenza di un ambiente riscaldato, la frequenza delle annaffiature e simile a quella della stagione estiva, in presenza di un ambiente riparato, potrebbe essere sufficiente innaffiare una volta al mese e così via. Bisogna far leva sul buon senso, innaffiando quando il terreno risulta asciutto, non perdendo mai di vista che le piante temono più l’abbondanza che la carenza d’acqua. In estate ed in inverno con i riscaldamenti accesi, ogni 15 gg bisogna nebulizzare la chioma, oltre che per abbassare la temperatura, per rimuovere l’inevitabile strato di polvere che si forma sulle foglie, condizionandone il processo di fotosintesi clorofilliano. Durante l’estate ed in presenza di riscaldamenti accesi è opportuno dotare la pianta di un sottovaso contenente acqua. Quest’ultima evaporando umidifica l’ambiente circostante alla pianta, assicurando un tasso di umidità almeno del 50-60%. In questo caso, utilizzando dei mattoncini in gomma o terracotta, bisogna fare in modo che il vaso non venga a contatto con il sottovaso, per evitare che le radici restino costantemente bagnate.

Concimazione.

Mensilmente, durante la stagione vegetativa, da marzo a settembre, con concime liquido ricco di azoto, macroelemento che stimola la vegetazione, da diluire nell’acqua destina all’annaffiatura.

Potatura Ficus pumila.

Soft interventi di mantenimento per conservare nel tempo la forma raggiunta.

Rinvaso Ficus pumila.

Da eseguire ogni 2-3 anni ed in ogni caso quando la massa radicale finisce per occupare gran parte dello spazio destinato al terriccio, sollevandolo in superficie o ostruendo i fori di drenaggio. In occasione del rinvaso oltre al terriccio bisogna provvedere a sostituire il vaso se diventato insufficiente rispetto alle variate esigenze della pianta. Poiché il Ficus pumila è una pianta che teme i ristagni idrici, bisogna usare l’accortezza di sistemare sul fondo del vaso uno strato di 2-3 cm di ghiaia o argilla espansa.

Malattie e parassiti ed errate pratiche colturali.

Nonostante sia una pianta molto rustica, può diventare preda di afidi e cocciniglia, nonché vittima della fumaggine, antiestetica malattia da fungo, favorita dalla melata, rifiuti organici, lasciati dalla cocciniglia sulla pagina inferiore delle foglie. In presenza di un ristagno idrico, causato da un terreno poco drenante e/o un eccesso di irrigazione, la pianta nel suo complesso appare sofferente, le foglie ingialliscono e cadono.

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