Coltivazione more

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Guida alla coltivazione delle more, dalla descrizione delle caratteristiche del terreno alla messa a dimora delle giovani piante, dalla preparazione dei filari alla raccolta dei frutti.

Informazioni sulle more.

Il rovo ((Rubus ulmifolius), dai cui rami si raccolgono le more, appartiene alla famiglia delle Rosaceae ed è diffusa nel bacino del mediterraneo e in Asia. Talvolta viene considerata una pianta infestante perché una volta messe le radici è difficile eradicarla, sia a mano sia con erbicidi. I suoi frutti sono utilizzati in cucina, per la guarnizione di macedonie, preparazione di confetture, succhi, the e tisane. E’ facile trovarla sulle rive di un fiume, nei boschi o vicino al mare, dove cresce spontaneamente.

Condizioni climatiche adatte alla coltivazione delle more.

Gradisce il sole e non teme né le alte temperature né il freddo, anche se per avere dei frutti succosi e saporiti è necessaria un’estate piuttosto umida ma con alte temperature.

Caratteristiche e preparazione del terreno.

Per coltivare le more è necessario un terreno a medio impasto. Il terreno a medio impasto si ottiene mescolando sabbia, ghiaia, compost e torba per favorire il drenaggio dell’acqua e la fertilizzazione. Il Ph deve essere leggermente acido, attorno a 5, e per misurarlo è possibile procurasi un piaccametro in farmacia o presso negozi specializzati. In ogni caso, il roveto si adatta a quasi tutti i tipi di terreno ben drenati. Un mese prima della messa a dimora delle piante è consigliabile concimare il terreno con sostanze organiche come letame o compost reperibili nei negozi specializzati.

Messa a dimora delle more e preparazione dei filari.

Non è consigliato piantare le more partendo direttamente dai semi, ma è preferibile comprare direttamente dal vivaio delle piantine da mettere a dimora verso metà ottobre. Al momento dell’acquisto si consiglia di chiedere espressamente la varietà senza spine. Prima di tutto si scavano delle buche profonde circa 45cm disposte su file distanti tra loro almeno 250cm nelle quali si mettono a dimora le piantine. Poi si sistemano dei tutori vicino ogni pianta legati tra loro con filo di ferro o spago per creare così i “ filari” sui quali si arrampicheranno le more. Infine accanto ad ogni filare si scava un buca che si concima poi con compost o letame reperibili nei negozi specializzati.

Cure colturali: quando e come potare e innaffiare il roveto.

Il roveto può essere potato dopo circa due anni dalla messa a dimora, tagliando alla base i rami che hanno fruttificato e accorciando i rami che devono ancora fruttificare. Questa operazione si effettua con una forbice o una cesoia bene affilati e disinfettati e consiste nel praticare un taglio netto evitando di lasciare filamenti pendenti. Le innaffiature non devono essere abbondanti, ne basta una ogni 8 – 10 giorni. Per avere frutti più succosi è possibile aumentare le innaffiature nel periodo che precede la raccolta. Si consiglia di smuovere il terreno periodicamente per arieggiarlo e per evitare ristagni d’acqua che facilitano la formazione delle muffe.

Raccolta delle more.

Le more vanno raccolte dall’inizio dell’estate fino a settembre, appena raggiungono la maturazione. Se si colgono troppo presto possono avere un sapore troppo aspro e se si aspetta troppo tempo dopo la maturazione i frutti cadono e non sono più utilizzabili. Conviene staccare le more con un delicato ma deciso movimento verso il basso, facendo attenzione a non schiacciarlo con le mani. Prima di conservarle, si consiglia di asciugare le more che si son colte per evitare la formazione di muffe.

Malattie e parassiti.

Il roveto è molto resistente agli insetti ma non alle muffe, infatti può sviluppare la muffa grigia dei frutti se il terreno non è ben drenato o se è stato innaffiato troppo spesso.

Coltivare in vaso le more.

Il roveto sviluppa molte radici, perciò è consigliabile scegliere un vaso abbastanza capiente, circa 50cm di diametro. Si consiglia di sistemare il vaso a mezz’ombra e di preparare un filare per permettere alla pianta di svilupparsi in altezza.

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