Saldatura ossiacetilenica

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Guida informativa e pratica sulla saldatura ossiacetilenica, dalle origini agli utilizzi, dall’iter operativo agli inconvenienti, alle accortezze e precauzioni.

Caratteristiche della saldatura ossiacetilenica.

E’ una saldatura autogena per fusione, nel senso che l’unione dei pezzi avviene con la partecipazione del metallo base che partecipa attivamente alla saldatura. La fusione dei lembi da saldare e del materiale d’apporto sfrutta il calore della fiamma generata dalla combustione dell’acetilene, (C2H2), con l’ossigeno, O2, entrambi forniti in bombole d’acciaio, che vengono miscelati all’interno di un cannello, che ne consente la dosatura. L’ossigeno allo stato gassoso viene fornito ad una pressione prossima ai 130-140Kg /cm2, con una pressione di utilizzo al cannello di 1,5 Kg/cm2, mentre l’acetilene, gas particolarmente instabile, deve essere utilizzato ad una pressione tra 0,25 e 0,50 atmosfere, per cui entrambe le bombole risultano munite di un riduttore di pressione. Disciolto con acetone, l’acetilene può essere immagazzinato in bombole fino ad una pressione di 13-15 atmosfere. L’invenzione del procedimento risale all’inizio del secolo scorso quando si inventò il cannello e si riuscì immagazzinare l’acetilene. Un procedimento che non sfrutta l’energia elettrica, ma che utilizza la combustione dell’acetilene in un ambiente fortemente ossidante, la fiamma di acetilene in ossigeno puro, che consente di raggiungere temperature che sfiorano i 3000°C.

Il cannello.

Il cannello comprende l’impugnatura che ospita due innesti, per le tubazioni in gomma, rispettivamente, dell’ossigeno e dell’acetilene e le rispettivamente manopole di taratura. All’ impugnatura segue una condotta cilindrica, lunga la quale si miscelano i due gas, che termina con una punta, alla cui estremità si accende la fiamma. La portata del cannello viene indicata come la quantità in litri di acetilene che riesce a bruciare in un’ora. La presenza di una valvola di sicurezza, esclude i pericoli connessi ad eventuali ritorni di fiamma. Complessivamente l’attrezzatura è poco incorante, la qualcosa ne favorisce l’utilizzo in situazioni logisticamente scomode. Il cannello si accende aprendo solo il rubinetto dell’acetilene, solo successivamente si regola l’afflussi di ossigeno. Analogamente, per spegnerlo si parte dal rubinetto dell’acetilene, chiuso questo, si passa a chiudere quello dell’ossigeno, quindi la bombola dell’acetilene e subito dopo quella dell’ossigeno.

Iter operativo:

1-Acceso il cannello, impugnatelo con la mano destra e cominciate a riscaldare i lembi dei pezzi da saldare.

2-Con la mano sinistra guidate la bacchetta di materiale d’apporto, avvicinatela e fondetene l’estremità, unitamente ai lembi da saldare, opportunamente avvicinati.

3-Avanzate lungo i lembi da saldare, da sinistra verso destra o viceversa, a secondo che si voglia utilizzare una maggiore o minore quantità di materiale d’apporto, in funzione dello spessore da saldare, in modo da formare un cordone senza interruzioni.

Utilizzi della saldatura ossiacetilenica.

Utilizzabile per lamiere sottili (fino a 2-3mm) e tubazioni di diametro contenuto (8-10cm), già a partire dalla metà del secolo scorso ha ceduto il passo alla saldatura ad arco, in particolare il metodo TIG (Tungsten Inert Gas), una delle saldature maggiormente diffuse, che sfrutta la temperatura dell’arco elettrico che scocca tra il metallo base e l’elettrodo, sotto la protezione del gas inerte, con o senza materiale d’apporto. Tra i materiali compatibili con la saldatura ossiacetilenica troviamo: l’acciaio dolce, praticamente il ferro con un punto di fusione prossimo ai 1500°C ed il rame, purché puro, che fonde intorno ai 1000°C, mentre si possono incontrare difficoltà con la ghisa, l’alluminio e l’ottone.

Inconvenienti più comuni della saldatura ossiacetilenica.

insufficiente o eccessiva penetrazione del cordone di saldatura. Il primo inconveniente può essere conseguenza di una velocità di avanzamento eccessiva, di una distanza insufficiente tra il lembi da unire o di una fiamma insufficiente. In presenza di una velocità di avanzamento insufficiente, un’eccessiva distanza tra i lembi da unire o di una fiamma molto forte, avremmo l’inconveniente opposto, un’eccesiva penetrazione, che diventa una strozzatura in presenza di tubazioni, con ovvie conseguenza sulla portata; spegnimento della fiamma. Si verifica in genere a seguito di ostruzione degli ugelli posta alla punta della pistola. Per rimuoverla è sufficiente strofinare la punta del cannello su una tavoletta specifica.

Accortezze e precauzioni.

Prevedere sufficienti aperture nel locale di lavoro, perché si possano disperdere velocemente eventuali fughe di gas, tenendo presente che l’acetilene, in quanto più leggero dell’aria tende a salire. Prevedere quindi aperture nelle parte alta del locale; evitare alla bombola di ossigeno temperatura superiori ai 45-55°C; non invertire la tubazione dell’ossigeno con quella dell’acetilene e viceversa, accertarsi periodicamente dell’integrità delle tubazioni; l’operatore deve indossare occhiali, guanti, scarpe ed una tuta in linea con la pericolosità dell’operazione; rispettare tassativamente l’iter previsto per l’accensione e lo spegnimento del cannello, per evitare i pericolosi ritorni di fiamma.

Informazioni utili.

Per i fai da te, a scopo non professionale, il mercato offre bombole di ossigeno e acetilene di dimensioni ridotte, rispetto a quelle normali, la cui detenzione necessita di specifiche autorizzazioni.

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