Capperi coltivazione

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Segue una guida sulla coltivazione e propagazione del cappero, apprezzata pianta aromatica. Tutti conosciamo le proprietà aromatiche del cappero e ne apprezziamo il gusto intenso ed inconfondibile in cucina. Meno note, invece, le tecniche di coltivazione di questa pianta che ama il sole e i terreni aridi. Di seguito, accanto a qualche consiglio per la conservazione ed il consumo, alcune fondamentali indicazioni per coltivare questa pianta nel nostro giardino: dalle principali tecniche di riproduzione ai sostrati da privilegiare, dalle condizioni climatiche ottimali alle necessità idriche e di esposizione.

Il cappero: alcune informazioni generali.

Almeno una volta nella vita la maggior parte di chi sta leggendo avrà mangiato il cappero in purezza o ricettato e avrà apprezzato le note inconfondibili di sapore dei bottoni floreali di una pianta che resta forse sconosciuta ai più.

Un buon inizio può quindi essere quello di fornire alcune sintetiche informazioni di carattere botanico. Il cappero, nome scientifico Capparis spinosa, originario del mediterraneo e dell’Asia centro-meridionale appartiene alla famiglia delle capparidacee della quale fanno parte oltre 250 specie diverse. Le più comuni nel nostro paese sono il Capparis spinosa rupestris,  il Capparis spinosa inermis che, a differenza del primo, non è caratterizzato dalla presenza di spine.

Il cappero si presenta come un arbusto ricco e denso che cresce spontaneo in prossimità di terreni rupestri o muri vicino ai quali non è difficile apprezzarlo come pianta ricadente i cui rami possono raggiungere anche i due metri di lunghezza.

Le foglie sono di forma rotondeggiante e di colore verde intenso, glabre o ricoperte solo da una sottile peluria. Vicino alla base della pianta i fusti sono di tipo legnoso ma erbacei nelle porzioni apicali. Si tratta di una pianta di durata perenne che entra in riposo durante i mesi invernali per riprendere il ciclo vegetativo con l’arrivo della primavera.

Il periodo di fioritura si estende dalla tarda primavera all’autunno: tra maggio e giugno i primi fiori cominciano a sbocciare e, se i livelli di umidità sono adeguati, i fiori continuano ad arricchire il cappero anche in estate e fino all’autunno. I fiori del cappero sono molto belli e si caratterizzano per la presenza di quattro sepali verdi e quattro petali di colore bianco o bianco-rosato sui quali si stagliano numerosi stami di colore rosso-violaceo.

Proprio per la presenza di queste caratteristiche che la rendono una pianta di aspetto gradevole e di spiccato carattere decorativo il cappero può essere coltivato anche nei nostri giardini per sfruttarne le caratteristiche di coprisuolo o come arbusto ornamentale ricadente.

La propagazione del cappero: semina e talea.

La propagazione del cappero può avvenire per semina o per talea. Si tratta di due procedure alternative che verranno adesso descritte nel dettaglio e che, se seguite con scrupolosità, vi potranno fare avere delle splendide piante di cappero. Prima della descrizione, un consiglio preliminare di carattere generale: sebbene si tratti di una pianta che ama la luce e il caldo è bene non esporre i piccoli esemplari al sole caldo dell’estate prima che abbiano raggiunto i due anni di età.

La semina.

Tecnica di riproduzione gamica, è sconsigliata a chi non è disposto ad “ingegnarsi” e soprattutto a chi è alla ricerca di un risultato rapido e certo. La germinabilità del cappero, infatti, è pari al 5-10% e ciò significa che solo un numero compreso tra 5 e 10 semi piantati su 100 germinerà per dare vita ad una nuova pianta. Alcune condizioni, comunque, possono favorire la germinazione e ci sono dei consigli pratici che possono essere messi in atto per aumentare le proprie probabilità di successo. Prima, però, vale la pena di ricordare come i semi del cappero, piccole formazioni reniformi di 1-2 mm di colore giallo o nero, vengano rilasciati dal frutto della pianta quando arriva a maturazione (da maggio a settembre). L’avvenuta maturazione del frutto del cappero è segnalata dalla formazione di un taglio longitudinale che indica che è giunto il momento per prelevare i semi da piantare. È preferibile interrarli freschi poiché questa condizione favorisce la germinabilità. Se si hanno a disposizione dei semi secchi, invece, la messa a dimora in un sostrato soleggiato ma povero di nutrienti deve essere preceduta dalla loro infusione in acqua tiepida per alcune ore: si tratta di una procedura che può garantire qualche chance in più.

Ancora più importante è la scelta del terreno che accoglierà i piccoli semi. In merito, può essere opportuno consigliare di evitare la semina in pieno campo e di preferire quella in cassetta: tra dicembre e gennaio i semi possono essere interrati in cassette contenenti sabbia e torba. Le cassette dovranno essere protette in autunno e inverno e lasciate all’aperto in estate. Le piantine che nasceranno, potranno essere trapiantate nella dimora definitiva durante la primavera successiva. Oltre alla semina tradizionale, ci sono altre tecniche che cercano di favorire la germinabilità sfruttando delle soluzioni che non è difficile definire “ingegnose” o “creative”.

La prima prevede di piantare i semi del cappero in un substrato molto simile a quello in cui avviene la vegetazione spontanea della pianta. La crepa di un muricciolo ben esposto al sole può fare al caso nostro e, una volta individuata la posizione ideale, non resta che allocarvi i semi avendo cura di proteggerli grazie a del muschio che garantirà condizioni ottimali di umidità e adeguato riparo dalle intemperie.

Una seconda soluzione, in verità molto simile, si differenzia dalla prima per la scelta del sostrato di protezione dei semi. Una valida alternativa al muschio, infatti, può essere rappresentata da un fico maturo.

Un’ultima opzione, infine, è quella di piantare i semini all’interno delle fessure di un mattone forato, materiale di largo utilizzo nell’edilizia. Quando le piantine nasceranno e saranno sufficientemente adulte potranno essere messe a dimora interrandole unitamente al mattone.

Come indicazione conclusiva, infine, è bene ricordare che per la semina e la successiva messa a dimora è consigliato scegliere substrati sabbiosi e drenanti che possono proficuamente essere arricchiti da calcinacci e cocci al fine di riprodurre condizioni simili a quelle dei terreni di crescita spontanea della pianta, generalmente rocce calcaree.

La riproduzione per talea.

E' un metodo di propagazione alternativo alla semina che, con riguardo ai capperi, è associato anche ad un maggior numero di successi. Si tratta di una procedura più rapida che consente, se appropriatamente condotta, di avere delle piccole piante da mettere a dimora in tempi più ristretti, piante con le identiche caratteristiche genetiche della pianta madre (riproduzione agamica).

Il metodo di propagazione per talea avviene con la recisione di un ramo legnoso della pianta madre di lunghezza compresa tra i 7 e 10 cm. Una volta recisa, la talea deve essere piantata in substrato fatto di torba, sabbia e terriccio universale, in parti eguali, sistemato in una cassetta. Questa prima operazione deve aver luogo in estate; nel corso della primavera successiva, è possibile prelevare le talee che abbiano sviluppato un sufficiente apparato radicale e travasarle in vasi del diametro di circa dieci centimetri o trasferirle in piena terra.

Il processo di radicazione delle talee può essere favorito e velocizzato con l’uso di sostanze radicanti da applicare al tratto di talea da interrare.

La coltivazione del cappero.

Il fatto che il cappero cresca spesso come arbusto spontaneo non deve indurre a pensare che la coltivazione di questa pianta sia semplice: sono necessari dei sostrati adatti, ottimali condizioni climatiche e di luce, numerose accortezze nella semina o nella propagazione per talea. Vediamo quindi passo passo come avviare la coltivazione di una pianta che ripagherà con sapore e bellezza il vostro impegno.

Cure colturali ed accorgimenti.

Illustrati i metodi di propagazione, passiamo a descrivere le condizioni ottimali che assicurano la sopravvivenza del cappero ed il suo pieno sviluppo. Come ogni pianta, anche il cappero, ha specifiche esigenze di crescita anche se non si tratta certo di una pianta che richiede grossi interventi e una cura attenta.

Esposizione e condizioni climatiche.

Un primo fattore importante di crescita è l’esposizione: i capperi amano i terreni esposti al sole e le temperature calde. Una temperatura media di 35-37° gradi è l’ideale per questo arbusto che può resistere anche a periodi di freddo purché la temperatura non si abbassi al di sotto dei 9-10 gradi.

Irrigazione.

Particolare attenzione deve poi essere prestata all’irrigazione. Il cappero, pianta abituata ai climi caldi, non necessita di acqua abbondante. Per le piante in piena terra le normali precipitazioni sono in genere sufficienti a garantirgli una buona salute: il cappero teme più l’eccesso idrico che la siccità e solo se viene coltivato in vaso può essere necessario fornirgli dell’acqua quando la terra risulta secca da più giorni.

Concimazione.

Solo la coltivazione in vaso può rendere probabile l’eventuale concimazione (il cappero è una pianta che non si presta particolarmente ad essere coltivata in vaso). In caso si ritenga opportuno un simile intervento, eventualità piuttosto rara data la preferenza per i terreni poveri di nutrienti, è consigliabile l’uso esclusivo di concime ternario complesso.

Potatura e avversità.

Con eccezione degli interventi destinati alla rimozione di eventuali rami secchi, spezzati o comunque interessati da patologie, il cappero non necessita di interventi di potatura. Non è una pianta soggetta a parassiti o malattie specifiche. Le uniche fonti di disagio dipendono dalla cattiva scelta dei substrati o dall’inappropriata allocazione della pianta, situazione di sofferenza che si potrebbe manifestare con l’ingiallimento delle foglie, conseguenti alla formazione di marciumi radicali. In questo caso è probabile che si è esagerato con le irrigazioni, per frequenza e/o intensità, o che il sostrato non dreni in maniera efficace.

Il cappero dalla pianta alla cucina: metodi di conservazione e utilizzi.

Sebbene nel passato fosse coltivato a solo scopo decorativo, attualmente il cappero è apprezzato anche e soprattutto in gastronomia. Edibili sono i boccioli floreali ma anche i frutti e le foglie sbollentate. I primi si raccolgono prima della fioritura, i secondi, conosciuti come capperoni o cocunci, a fioritura conclusa. Per le foglie, invece, non ci sono indicazioni precise se non quella di scegliere le più tenere.

Sia i capperi che i cocunci sono disponibili sotto sale, in salamoia, sott’olio o sott’aceto e possono essere consumati in purezza o ricettati.

Cominciando dai capperoni, per esempio, è possibile ricordarne l’utilizzo come condimento saporito per i piatti di pesce. Il sapore meno forte del cappero, inoltre, lo rende adatto come verdura da mangiare in insalata, rito al quale non può sottrarsi il turista in visita sulle Eolie.

In insalata, possono essere consumate anche le foglie previa una breve cottura in acqua.

I capperi, infine, possono essere utilizzati in svariati modi, prevalentemente per condire piatti di pesce o carne o per realizzare delle gustose salse per i primi piatti. Un esempio è il pesto alla pantesca, ricetta che potrete consumare a Pantelleria, località i cui capperi sono molto apprezzati.

Proprietà medicinali del cappero.

Se non siete interessati all’utilizzo del cappero come pianta decorativa o come alimento, avete ancora una terza possibilità… quella di sfruttarne le proprietà officinali.

I capperi, infatti, contengono una sostanza, la quercetina, che ha proprietà diuretiche e protettive dei vasi sanguigni. Estratta dalla corteccia delle radici del cappero, la quercetina può essere utile nel trattamento di emorroidi, gotta e varici.

Tradizionalmente, inoltre, l’infuso di radici di cappero e germogli viene consigliato per il trattamento dei reumatismi mentre più recente è la scoperta delle potenzialità dell’estratto di cappero nella cura della dermatite allergica.

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