Euphorbia

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L’ Euphorbia, genere appartenente alla famiglia delle Euforbiaceae, di cui si contano circa duemila specie, deve il nome al medico che ne evidenziò le proprietà terapeutiche. Di essa fanno parte anche specie non annoverate tra le piante grasse, come la pianta conosciuta e commercializzata come “Stella di Natale”, originaria del Messico, che contribuisce ad ornare le case durante la Festa più bella e attesa dell’anno.

La grande varietà di questo genere di piante comprende specie erbacee, specie legnose, specie succulente, ma tutte hanno in comune la fioritura, dal fiore unisessuale, di cui alcune molto simile ai Cactus. Inoltre, tutte le piante della specie contengono all’interno dei propri tessuti un lattice che a volte risulta medicamentoso altre volte velenoso, mentre non tutte le specie sono dotate di spine.

Circa la fioritura, diciamo che più che la stessa, spesso caratterizzata da fiori piccoli e di scarse interesse, ai fini ornamentali un grande contributo viene dalle foglie, che si colorano a mo di petali di fiori. Al riguardo, vedi la già richiamata Stella di Natale, che al rosso dei fiori si aggiunge man mano quello delle foglie. Le piante della specie succulente e quelle arbustive, risultano maggiormente indicate ed apprezzate come pianta da interno, mentre quelle erbacee, più resistenti, vivono bene all’esterno. Ovviamente, con le dovute accortezze, tutte le specie si adattano a vari habitat. Da questo arbusto, che fa registrare un’altezza prossima al metro, si estrae gomma e caucciù.

A differenza della maggioranza delle piante grasse che sopportano temperature prossime allo zero, diciamo fino 3-4°C, per l’Euforbia la temperatura non dovrebbe scendere al di sotto dei 15-10°C, per cui, nelle coltivazioni in vaso all’esterno, bisogna tener conto di questa circostanza e comportarsi di conseguenza.

L’Euforbia è una pianta che teme i ristagni d’acqua, per cui gli interventi di annaffiatura vanno disciplinati con oculatezza, avendo bene in mente che le piante, e principalmente quelle grasse, muoiono più annegate che di sete. Partendo da questa considerazione, le Euforbie, vanno innaffiate con moderazione, non tanto per quantità d’acqua quanto per frequenza dell’intervento, che in ogni caso non può prescindere da un terriccio per piante grasse, praticamente asciutto e drenato. Detto ciò, a scopo puramente indicativo, diciamo che durante il rigido clima invernale potrebbe ravvisarsi la necessità di sospendere gli interventi, che vanno ripresi con parsimonia con l’arrivo della stagione primaverile, quando la pianta si sta preparando al nuovo periodo vegetativo, interventi da continuare in maniera più regolare durante l’estate, per ridurli nuovamente durante l’autunno. Ovviamente, la frequenza degli interventi è influenzata dalla stagione, dalla zona climatica, dal potere drenante del substrato, dalla grandezza del vaso. Volendo dare dei numeri, con eccezione della stagione invernale, diciamo di intervenire da 4 a 8 volte al mese, frequenza da adattare al caso specifico, in funzione di quanto è stato detto.

Tenuto conto che le piante grasse non sono caratterizzate da una grande attitudine ad assorbire sali minerali, anche le concimazioni devono essere misurate per frequenza, periodo di trattamento ed intensità. Per l’Euforbia un ciclo d’ interventi con cadenza mensile potrebbe avere inizio con la fine del riposo vegetativo per continuare fino a metà estate, utilizzando un concime liquido per piante grasse ricco di fosforo e potassio, da sciogliere nell’acqua destinato all’ irrigazione, usando l’accortezza di bagnare preventivamente il terreno con la sola acqua.

La potatura per l’Euphorbia mira esclusivamente a rimuovere rami spezzati o malati ed asportare le talee per la moltiplicazione della pianta.

Oltre che per talea, le Euphorbie si riproducono anche per seme. Entrambe le due tipologie di riproduzioni presentano delle peculiarità. Per quanto riguarda le talee, poiché come abbiamo detto la specie al loro interno contiene un liquido irritante, a volta velenoso, una volta prelevate con la dovuta attenzione, le talee vanno private del predetto liquido, trattandole in acqua ben calda, quindi, si lasciano essiccare per una ventina di giorni, prima di interrarle in un substrato sabbioso, che prevede la presenza di torba. Un substrato drenante, ma che nello stesso tempo conserva un certo grado di umidità, necessario alla radicazione, senza da vita ad un ristagno idrico. Per quando riguarda la riproduzione per seme, poiché il frutto raggiunto la maturazione letteralmente scoppia liberandosi dei semi che disperde nello spazio circostante, bisogna predisporre gli opportuni accorgimenti per recuperarli prima che finiscono nel terreno, ove alcuni di essi danno origine alla spontanea germogliazione.

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